La paura ovvero la mia più antica compagna equestre

Ebbene si, mi capita spesso che gli allievi non mi credano quando gli dico che li comprendo e che la paura è stata per anni mia instancabile compagna in campo. A vedermi ora in effetti, posso ingannare molto bene quasi chiunque, anche se ci sono delle situazioni che ancora oggi mi mettono alla prova e che ad un istruttore esperto certo non sfuggono. Quindi sia chiaro, ne ho ancora, sempre meno e sempre meno frequentemente però ci sono stati momenti tragici della mia vita equestre dove questo sentimento era quasi incontrollabile e costante: lo ricacciavo indietro solo perchè sapevo che se avessi confessato il mio dramma, mia madre avrebbe colto al balzo l'occasione per smettere di portarmi in maneggio. Come darle torto a ripensarci ora? Chi ce lo fa fare di metterci in una situazione che ci spaventa? 
Eppure noi cavalieri lo sappiamo cos'è che ci muove ad andare contro i nostri limiti, a cercare di superarli un poco per giorno senza mollare mai, anche quando ci sembra di andare indietro invece che avanti. 
 
Ripensando a quando ero ragazzina, cominciavo ad avere paura quando mi avvicinavo alla lista dei cavalli in lezione. I nostri nomi, anzi rigorosamente i nostri cognomi, erano appesi sulla porta della segreteria, nel sottoportico che dava alle scuderie: a fianco di ogni allievo c'era il nome del cavallo, scelto a titolo insindacabile dall'istruttore. Sapevi tra l'altro che se nelle lezioni precedenti avevi detto qualcosa di male sul povero equide (magari ti eri solo lamentato di come fosse scomodo il suo trotto) la volta successiva e molte altre ancora te lo saresti ritrovato sotto la sella per stupende sessioni di trotto seduto, nei casi più sadici senza staffe ... Ma peggio ancora accadeva se avevi lasciato trapelare che l'infausto animale ti aveva intimorito: "devi vincere le tue paure se vuoi montare!" (ti veniva a volte urlato a volte bisbigliato come una minaccia alla Hannibal Lecter) quindi finivi per trovarti ad essere terrorizzato un'infinità di volte prima di poter passare ad un altro cavallo più in linea con i tuoi gusti. 
 
Ad oggi, nella mia vita un solo cavallo mi ha spaventato a morte tanto da non riuscire a montarlo di nuovo nemmeno al passo. Lo conoscevo, era un cavallo della scuola che montavo da anni dal quale ero caduta altre volte ma una su tutte mi ha talmente impressionato che davvero non sono più stata in grado di avvicinarlo, nemmeno con i peggiori appiedamenti. Non era un cavallo cattivo, anche perchè  alla fine credo che non esistano... era un purosangue inglese baio scuro scaltro e ombroso che sapeva cogliere l'attimo esatto in cui pensavi "ok, sono sopravvissuta alla lezione" per farti assaporare il gusto di cambiare le luci dei lampioni senza scala. Aveva un sentimento tanto fine, un rancore così sublime da non mostrare alcun cenno di astio se non una unica sgroppata talmente secca, repentina e angolata da far cadere chiunque. Ogni tanto mi chiedo come sarebbe oggi, se potessi rivederlo. Chissà se saprei condurlo a me senza timore, se saprei interpretarlo e convincerlo delle mie buone intenzioni... eh già perchè oggi la paura ha per lo più lasciato il posto all'esperienza che mi ha dato gli strumenti non solo per percepire quanto sta per accadere ma anche e soprattutto per sapere esattamente cosa fare in una determinata situazione. E' proprio vero allora che alla fine si teme ciò che non si conosce e che, parafrasando liberamente Kant, è l'ingoranza che genera mostri e con essi, esattamente come nelle fiabe, le paure.